Cemento armato by Francesco Chiodelli

Cemento armato by Francesco Chiodelli

autore:Francesco Chiodelli [Chiodelli, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2023-09-03T22:00:00+00:00


Ave, Caesar, morituri te salutant

Dello stadio dell’A.S. Roma a Tor di Valle si ragiona da svariati anni. L’annuncio ufficiale del progetto risale al dicembre del 2012, in diretta dalla Florida, dove la squadra di calcio giallorossa è in tour e un noto costruttore romano, Luca Parnasi, è volato per siglare l’accordo con James Pallotta, presidente del club. L’amministratore delegato romanista, Italo Zanzi, che dà l’annuncio formale dell’operazione, non riesce a trattenere l’emozione e si lascia trascinare in un’iperbole dal sapore storico: «Roma è una città di stadi, dal Colosseo all’Olimpico». Nella sua immaginazione, il nuovo stadio sarà il degno successore dell’Anfiteatro Flavio, una struttura che «non sarà seconda a nessuno nel mondo»,5 con una capienza di sessantamila spettatori e caratteristiche tali da essere idoneo a ospitare la finale di Champions League. L’intenzione della dirigenza romanista è quella di inaugurare l’impianto in tempi record, ossia nel corso della stagione 2016-2017.

Il sindaco Gianni Alemanno, nonostante la conclamata fede laziale, conferma la volontà di supportare appieno il progetto sul versante amministrativo, garantendo un iter burocratico rapido e indolore. In città, dunque, tutti sono ottimisti. Tutti gli ingredienti per il successo dell’operazione sono infatti presenti: il supporto politico locale, la presenza di un costruttore noto e affidabile, nonché la volontà ferrea del nuovo assetto societario di traghettare l’A.S. Roma verso una nuova era.

Sembra poi un segno del destino il fatto che, nel 2013, dopo molti tentativi falliti, viene approvata dal Parlamento la cosiddetta «Legge sugli stadi». Non solo la nuova norma, voluta dal Governo Letta (2013-2014), introduce rilevanti semplificazioni nelle procedure amministrative per la costruzione di impianti sportivi. Ben più rilevante è il fatto che, contrariamente a quanto avveniva in precedenza, nell’ambito del progetto per un nuovo stadio è ora possibile realizzare senza complicazioni anche strutture non direttamente connesse all’attività sportiva (per esempio, uffici e spazi commerciali), che servono a sostenere economicamente l’operazione complessiva. Si spalancano così le porte a un nuovo modello di stadi (e, più in generale, di calcio) che viene da oltre Manica, dove già da tempo le arene dei principali club calcistici sono vere e proprie cittadelle del consumo disseminate di ristoranti e negozi, all’interno di interventi urbanistici molto ampli e complessi. Insomma, lo stadio diviene occasione (o, forse, scusa) per operazioni di sviluppo urbano di interi brani di città, nel quadro di quel mutamento radicale del pallone verso una vera e propria industria che vanta un giro di affari che, in Europa, raggiunge quasi i trenta miliardi di euro all’anno.

In questo contesto, cosa potrebbe andare storto? In apparenza, nulla. Tuttavia, come nel calcio, anche nel mondo degli affari che si intrecciano con la politica basta un attimo, un inaspettato contropiede, per cambiare il risultato.



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